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Gazzetta dello Sport - Dall'Europa al baratro. Ora il Parma non sogna più

di Riccardo Zucchi

La caduta è cominciata subito dopo il trionfo. E continua ancora oggi, una valanga che arriva a valle proprio come le acque del torrente Baganza hanno fatto la settimana scorsa, inondando mezza città e devastando due quartieri. Con queste parole la Gazzetta dello Sport analizza il momento del Parma sottolineando come il club ducale subito dopo aver festeggiato per la qualificazione in Europa Leauge ha scoperto che non gli sarà concessa la licenza Uefa per una questione di tasse non pagate. E’ allora, e siamo nel mese di giugno, che inizia la storia di una stagione maledetta, quella attuale, con la squadra che siede sull’ultima poltroncina della classifica, ha la peggior difesa del campionato e ha perso sei partite su sette.
Dopo la mancata concessione della licenza Uefa, il presidente Tommaso Ghirardi annuncia infatti le sue irrevocabili dimissioni, mette in vendita la società e lascia l’amministratore delegato Pietro Leonardi a gestire la quotidianità. Ossia gestire il mercato senza però nessuna liquidità. Leonardi si arrangia, riduce il monte-ingaggi, vende qualche pezzo pregiato (Parolo alla Lazio) e allestisce una rosa che può lottare per restare in A (perché questo è il valore, almeno sulla carta). Poi, a mercato chiuso, il presidente Ghirardi annuncia di averci ripensato, il Parma non è più in vendita, si va avanti così. I tifosi mugugnano, soprattutto non capiscono. E la squadra, in mezzo a tutte queste voci e a tutta questa confusione, è una barca in balìa del vento. Roberto Donadoni è al timone, però anche lui ha provato a cercare altri porti: i contatti con il Milan e con la Lazio non sono mai stati smentiti. E i giocatori sono rimasti fermi al sesto posto conquistato sul campo: si credono forti, partono lenti, senza determinazione, e i risultati sono davanti a tutti.
Inoltre, siccome la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo (e spesso si accanisce), ecco la lista dei lungodegenti: Cassani e Paletta operati alla schiena, Biabiany fermato per un problema cardiaco. Senza questi tre uomini, che per il Parma sono sempre stati fondamentali, il castello si è sbriciolato.
Intorno ai conti economici della società inoltre girano strane voci. In città, ma non solo. Si dice che i calciatori non ricevano lo stipendio, però è impossibile: se così fosse, il Parma avrebbe avuto dei punti di penalizzazione. Si sostiene che collaboratori e fornitori non vengano pagati regolarmente, e questo corrisponde a verità: la giustificazione dei dirigenti è che sono tempi difficili per le aziende e che ci vuole un po’ di pazienza. Di fatto, comunque, per rimettere in carreggiata la squadra ed evitare una retrocessione che probabilmente significherebbe fallimento, servono investimenti al mercato di gennaio.  
Non servono terapie d’urgenza, serve semmai che il Parma prenda coscienza della realtà: a questo punto non si lotta più per stupire e conquistare l’Europa, ma si deve sudare e lavorare uniti per evitare la retrocessione. E’ un passo indietro, d’accordo, ma chi non lo fa vola diretto nel burrone


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