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Encomio di Emanuele Calaiò: l'Arciere merita di terminare la carriera sul campo. Pochi messaggi non possono macchiare vent'anni di professionismo

di Giuseppe Emanuele Frisone

Nel V secolo a.C., in un'Atene che allora viveva un periodo di cambiamenti politici e sociali, il sofista Gorgia di Leontini fu uno degli uomini di maggior spicco. Una delle opere più importanti dello scrittore magnogreco fu l'Encomio di Elena, in cui il filosofo cercò di discolpare appunto Elena dal famoso evento che scatenò la Guerra di Troia. Secondo il mito omerico, infatti, la bella sposa di Menelao fuggì con il giovane Paride, principe di Troia in quanto figlio dell'anziano re Priamo, dando ai greci il casus belli perfetto.

Ma perché questa introduzione all'editoriale odierno? Perché la linea dei secoli ci porta dal siciliano Gorgia ad un suo conterraneo, quell'Emanuele Calaiò attualmente al centro, suo malgrado, dell'ormai celeberrimo "caso sms". Probabilmente, Gorgia oggi potrebbe scrivere un encomio non rivolto ad Elena, bensì a quel Calaiò che è bersaglio degli strali di certa stampa e anche delle richieste della Procura Federale. Se quei messaggi sono stati un'ingenuità? Forse, probabilmente sì. Ma è altrettanto vero che non è stato fatto nulla di concreto per alterare il risultato di una partita che, a conti fatti, lo Spezia ha giocato con grande intensità: chi ha visto il match non può negarlo. Oltretutto, forse sono passate inosservate alcune dichiarazioni di Alessandro Lucarelli nei giorni scorsi: "Se andassimo a vedere i telefonini di tutti i giocatori, troveremmo messaggi ironici di ogni tipo". Eppure, sappiamo bene che "qualcuno" parla di campionato falsato: ma come può un campionato essere falsato da due messaggi di carattere goliardico inviati da Calaiò e, per giunta, con un sistema così facilmente tracciabile come WhatsApp? Se qualcuno volesse compiere un illecito sul serio, credo che lo farebbe utilizzando mezzi diversi, probabilmente adottando anche un linguaggio codificato.

In ogni caso, non spetta certo a me fare il "Gorgia" della situazione. Piuttosto, quando la settimana scorsa sono stato a Prato allo Stelvio ad assistere all'ultima settimana del ritiro crociato in Alto Adige, quello che ho visto con i miei occhi è un Emanuele Calaiò certamente ferito, arrabbiato, ma anche un professionista serio e dedito al lavoro. Ho visto una squadra stringersi intorno a lui e alle sue sofferenze, segno tangibile di come questo calciatore si sia guadagnato il rispetto dei compagni. D'altronde, vent'anni di professionismo non si raggiungono per caso: e allora, come si può permettere che pochi messaggi macchino la carriera di un attaccante che in campo si è sempre distinto per abnegazione e spirito di sacrificio? Per le decisioni definitive su questa stancante questione ormai bisognerà attendere agosto: ricordiamoci però non solo della sentenza relativa al Parma, ma anche a quella di Calaiò, perché due anni di squalifica sarebbero uno sproposito inaudito, per quello che sappiamo.


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