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Dall’11 iniziale ai cambi in corsa: Pecchia sotto accusa? Con i rientri di tutti le scelte del mister diventano fondamentali

di Rocco Azzali

Lungi da me criticare il lavoro di Pecchia, anzi. Dall’anno scorso, quando vidi la Cremonese vincere al Tardini, capii subito che quella era una squadra che avrebbe potuto ambire a qualcosa di importante. Al di là del valore assoluto dell’organico, - che ritenevo ben al di sotto rispetto quelli di altre formazioni - quella grigiorossa era una compagine fatta da giocatori che ora, dopo la passata stagione, conoscono un po’ tutti, ma che alla vigilia del campionato nessuno avrebbe immaginato potessero centrare la promozione diretta. Un po’ come il Frosinone di quest’anno, per intenderci. Diedi da subito, infatti, il merito all’allenatore, e da quel momento iniziai a seguirlo con interesse, fino ad esultare quando quest’estate il club puntò su di lui per guidare il Parma di quest’anno nell’ennesima rinascita.

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E infatti, Pecchia, è riuscito in breve tempo a dare un’identità alla squadra, trasmettendo ai propri uomini cosa significa il rispetto per la maglia e valori come la dedizione, il sacrificio e la mentalità di spogliatoio che da tempo mancava a questo gruppo. Ora, però, al netto dei tanti infortuni che hanno caratterizzato questo primo terzo di campionato, spesso, alcune scelte del mister hanno lasciato più di qualche perplessità nella mente dei tifosi. Resto sempre del parere che chi vede in settimana la rosa al lavoro ha le proprie ragioni per poi presentarsi al sabato o alla domenica in un certo modo, c’è però da dire che certe decisioni restano di difficile comprensione. Nemmeno tanto per l’idea di schierare Vazquez nei due in mezzo - un ruolo questo che potrebbe davvero allungare la carriera del giocatore e regalargli metri preziosi per la giocata - piuttosto per l’impiego dei vari Sohm, Juric e Benedyczak nel terzetto alle spalle dell’attaccante di riferimento.

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Se prima il problema era quello della mancanza di interpreti, ora, con il rientro di tutti gli indisponibili, l’abbondanza potrebbe quasi rivelarsi un’arma a doppio taglio. Dalla dicotomia Bernabé-Vazquez all’impiego dei due rumeni, passando per l’utilizzo di Benek e Bonny nei modi e nei tempi giusti, attraverso l’equilibrio a centrocampo fornito dai vari Juric ed Estevez, a seconda delle altre scelte. Senza dimenticarsi di Camara e di Charpentier, che - se in forma - può anche lui dire la sua in Serie B.

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Insomma, dall’esterno, da tifosi, da opinionisti, in veste di critici siamo tutti capaci di metterci il camice da professore e dire la nostra, ma questi sono e restano solamente dei pareri. Quando si vince, va tutto bene e poco importa il come si è raggiunto lo scopo, i mugugni, invece, nascono quando le cose non vanno come ci si sarebbe aspettato. Le vere risposte ce le darà Pecchia, che ha già dimostrato di saper districare situazioni complesse riuscendo a trarre il meglio dal materiale a sua disposizione. Come? Lo saprà il mister, quel che importa alla piazza è tornare a gioire.

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