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Con il Benevento prestazione oscena: così non si va da nessuna parte. Che fine ha fatto Fournier?

di Giuseppe Emanuele Frisone

La prestazione del Parma contro il Benevento è la perfetta negazione di quello che dovrebbe fare una squadra desiderosa di tornare in Serie A. Legnosi, impacciati, quasi timorosi. Non ci sono grandi parole per giudicare la gara dei crociati, apparsi demotivati, molli e senza idee, incartati da un Benevento che non ha neanche fatto una partita chissà quanto speciale. Parlare dei singoli sarebbe un po' come sparare sulla croce rossa: praticamente tutti hanno fatto male, e anche i giocatori dal rendimento meno negativo non sono oltre la sufficienza stiracchiata. Lunedì prossimo si gioca di nuovo e forse sarebbe il caso di passare avanti, però due cose diciamole anche. Per quanto riguarda mister Pecchia, alcune scelte iniziali possono essere state discutibili (Hainaut terzino è stata una mossa certamente audace), ma non mi sento di contestarle visto che avrà visto meglio lui di tutti i ragazzi in allenamento. Le sostituzioni sono state opinabili? Forse, ma se una squadra che ha due soli esterni d'attacco di ruolo (Man e Mihaila, con il secondo che si è nuovamente infortunato, tanto per non farci mancare nulla...) probabilmente la rosa andava assemblata un po' meglio, e questo lo sostengo da quest'estate. Posso perfino capire la scelta di tenere in campo un Vazquez oggi irriconoscibile, da 4 in pagella: ci sta che l'allenatore si sia fidato e abbia voluto tenere in campo un giocatore che ha i "colpi" per risolverla anche in una giornata no. Quello che non va bene è l'atteggiamento, specialmente quello di una squadra che vuole la A: non si è vista quella voglia per riprendere e ribaltare il risultato, e contro questo Benevento (con tutto il rispetto) si doveva fare certamente di più. Detto questo, è giusto andare avanti con l'allenatore attuale, anche per non ricadere nella stessa dinamica dello scorso anno, quando il cambio da Maresca a Iachini, a conti fatti, non ha inciso assolutamente.

In campo, poi, al di là del poco mordente di oggi, il Parma ha altri problemi. La squadra fa poco filtro a centrocampo (e infatti Schiattarella pareva un misto tra Xavi e Scholes) e ha decisamente poca cattiveria sotto porta nell'ultimo passaggio, per non parlare dei problemi di finalizzazione. In tutto questo, alla minima disattenzione difensiva il Parma paga pegno, e quando va sotto nel punteggio soffre terribilmente la pressione di dover ribaltare il risultato. Tanto che neanche l'espulsione di El Kaouakibi è riuscita a rimettere in carreggiata la squadra crociata. Per cui dico: è giusto criticare in modo costruttivo, empatizzare anche con l'allenatore e capire le varie situazioni, ma ci sono anche dei dati di fatto e vedo in questo momento una squadra poco adatta a guadagnarsi la Serie A diretta. Poi certo, i playoff sono lì, ma la prestazione oscena con il Benevento è un brutto campanello d'allarme e bisogna necessariamente invertire la rotta, a cominciare dalla partita con il Brescia, altro match non semplice.

Nel momento negativo del Parma, però, non c'è solamente il campo. C'è qualcosa di obiettivamente strano nell'avvicendarsi di dirigenti in seno alla società emiliana. Nella conferenza pre-partita, Pecchia stesso aveva glissato su una domanda a proposito di possibili frizioni tra il presidente Krause e il Managing Director-Sport (qualifica che francamente nemmeno mi piace: non possiamo chiamarlo direttore dell'area tecnica?), il francese Fournier. Ora, parliamoci chiaro: a me non sembra normalissimo che Fournier non abbia praticamente rilasciato interviste e non si sia più visto dopo la sua presentazione. Questo però è un problema che parte da più lontano, perché lo stesso Ribalta (che intanto oggi è al Marsiglia, non al Ladispoli, con tutto il rispetto) non è che parlasse tantissimo. L'impressione è che il collante tra squadra e società sia rappresentato dal solo ds Pederzoli, ma allora perché ricoprirsi di figure dirigenziali con cui poi si entra in conflitto? Senza contare che per scegliere l'erede di Ribalta si è speso (o meglio, perso?) un sacco di tempo, lasciando il mercato a Pederzoli e Notari. E tacendo del fatto che Filippo Galli sia stato mandato via senza troppi complimenti, dopo che si parlò di "area metodologica" come di un aspetto rilevante e avveniristico, per poi sconfessarlo nei fatti dopo qualche mese. C'è confusione, troppa, e questa cosa sinceramente non mi piace per niente. Caro Kyle (Krause), è apprezzabile che tu segua la squadra allo stadio con passione, ma forse sarebbe anche il caso di schiarirsi le idee.


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