Buffon: "Ritiro a 55 anni? Più o meno... Non sono sicuro che rimarrò nel calcio"

14.07.2022 22:12 di  Redazione ParmaLive  Twitter:    vedi letture
Fonte: dall'inviato Niccolò Pasta
Buffon: "Ritiro a 55 anni? Più o meno... Non sono sicuro che rimarrò nel calcio"
© foto di Pasta/ParmaLive.com

Finalmente Gigi Buffon. È stato lui il protagonista della serata a Pejo, sede del ritiro del Parma. Si parte con un breve riepilogo della sua carriera: “Dieci anni nel Parma nella prima vita, poi vent’anni alla Nuve nella seconda vita, poi uno a Parigi, due alla Juve e ora chiudo il cerchio a Parma e sono al secondo anno. E non ho 100 anni”.

Ritiro a 55?
“Più o meno”

Quando andrai in pensione allenerai? 
“Sto pensando da tanti anni a quando smetterò. Le idee mi si sono confuse, sono 10 anni che ci penso ma poi proseguo sempre. Credo di aver fatto esperienze importanti he mi permettano di conoscere il mondo calcio, però non sono sicuro al 100% che rimarrò in questo mondo. Magari sperimenterò altro, il calcio lo conosco, sono curioso e mi piace conoscere anche altri mondi”

Come fai sempre a rialzarti? 
“Lo sbagliare e il farsi male, soffrire, fa parte di un percorso inevitabile. Questo è il mio 29esimo ritiro, sono caduto tante volte ma mi sono sempre ripreso. Sono consapevole di cosa posso ancora dare ed è una grande forza che ho dentro e non mi sono mai piaciute le persone pessimiste. Mi piacciono gli ottimisti, anche insensati come sono io, perchè è il mio modo migliore per vivere la mia vita. Ne ho una, voglio viverla così”.

Da bambino chi tifavi? 
“Da piccolo ero suggestionato da varie cose: giocatori, colori, scudetti. Da piccolo andavo a Udine dai miei zii juventini e lì sono diventato juventino. Alla Juve c’era Trapattoni, che andò all’Inter. Non tifavo lui ma tifavo Trapattoni, per due anni. Andato via lui, ho iniziato a seguire tutte le piccole. Mi sono sempre piaciuti i davide e Golia. C’era l’Avellino, il Genoa.. poi a 10 anni ho seguito il Genoa fino a 15-16 anni”.

Dove ti sei trovato meglio?
“Trovarsi bene dipende da come ti pomi con le persone e dai rapporto che instauri. Ho avuto la fortuna di stare in luoghi in cui ho costruito rapporti veri. Sono stato bene ovunque: Parma, Juve, Parigi, dove ancora sento tanti ragazzi. La bellezza della vita è abbattere le barriere e sentire il prossimo più vicino”.

Qual è il più forte con cui hai giocato? 
“Un nome non lo faccio perché magari sono condizionato dal rapporto che c’è. Posso dire i 5 italiani più forti, attaccanti perchè altrimenti ne cito 108. Baggio, Totti, Del Piero, Pirlo e Antonio cassano, che seppur discontinuo valeva come questi. Stranieri dico Thuram, Neymar, Mbappe, CR7, Ibra, e dico solo attaccanti perchè sono quelli che alla fine rapiscono l’occhio e fanno sognare".

Quanti scudetti hai vinto? 
“Domanda pruriginosa. Noi siamo italiani, abbiamo un vocabolario che raccoglie ogni sfumatura. Ti dico che ho vinto 12 campionati italiani, ma me ne hanno assegnati 10. Ho vinto una ligue 1 e col Parma qualche coppa italia, poi altre supercoppe. L’unico titolo europeo l’ho vinto cin il Parma, con la Juve abbiamo perso tante finali”.

Perchè fare il portiere?
“Probabilmente devi essere eccentrico, fare il portiere eea avere una maglia diversa, guanti, cappellino. Piccoli oggetti che da ragazzo ti accendono la fantasia. Mi sono sempre piaciute le storie degli eroi greci ed è bello sognare che qualcuno si imbatta in sfide impossibili e la soddisfazione di vincerne una su 5 è immensa. Vale la pena perdere le altre se ne vinci una”.

Il momento più alto della carriera?
“In una carriera come la mia non ce n’è uno, ce ne sono tanti come quelli bassi. Il punto di soddisfazione più grande è stato il mondiale, avevo 28 anni. Erano 11 che giocavo, pensavo di aver fatto metà carriera e invece non lo ero. Pensavo di esswre alla fine e non ero nemmeno a metà".

Com’è nata la passione per il calcio?
“Come per molti dei miei anni nasce grazie al mondiale dell’82. C’è stato un giocatore, Paolo Rossi, che ci fece vincere a suon di gol e in quelle serate d’estate ricordo che ero disattento ma quando giocavo sentivo i parenti sussultare per le azioni. Sentire loro così entusiasti e presi mi ha fatto iniziare a seguire il calcio”.

Messi o Ronaldo?
“Non è una domanda da fare perchè con Messi non ho giocato e quindi non posso dirlo. I campioni si vedono anche negli spogliatoi, ve lo dico. Ci sono tante leggende di giocatori enormi che alla fine era molta aria fritta. Concentratevi sugli uomini, più che sui calciatori. Quando fanno il giocatore più forte di sempre bisogna pensare che il calcio è cambiato e noi siamo aiutati a performare meglio. È ingiusto toccare Pele, Maradona o Crujiff. Se sei sportivo devi accettare che gli altri dicano che sei stato il più forte con altri, altrimenti scavalli verso un’altra dimensione”.