Tanto tuonò che piovve: una salvezza che vale oro ma anche un monito per il futuro

21.05.2019 22:56 di  Daniele Dosi   vedi letture
Tanto tuonò che piovve: una salvezza che vale oro ma anche un monito per il futuro
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L'ultima gara interna di questa pazza stagione ha decretato quanto tutti i tifosi del Parma si auguravano da qualche tempo: il raggiungimento di una salvezza che, nelle ultime settimane, assomigliava sempre di più all'acqua e alla frutta del famoso episodio mitologico de il "Supplizio di Tantalo" dove quest'ultimo, ogni qualvolta si avvicinava per bere o mangiare si vedeva l'acqua ritirare o i rami dell'albero alzarsi. Non solo. Con questi tre punti, e in attesa del match tra Lazio e Bologna che dovrebbe decretare la salvezza dei più motivati Felsinei, il Parma s'issa al dodicesimo posto con la teorica possibilità (visto anche le partite delle dirette concorrenti) di raggiungere un decimo posto che vorrebbe dire incassare sei milioni di euro. Non male per le finanze di un club delle dimensioni dei gialloblù e una possibilità non del tutto remota perché la Roma con qualsiasi risultato domenica sera (posto che Milan e Inter portino a casa i tre punti con avversarie sulla carta inferiori come Spal ed Empoli), andrebbe comunque ai preliminari di Europa League e dunque potrebbe anche non giocare con il coltello tra i denti contro Alves e compagni. Fin qui quello che potrà essere.

Volgendo, tuttavia, lo sguardo a quanto è stato fino adesso i numeri parlano chiaro: il Parma ha vinto in stagione 10 volte, pareggiato 11 e perso 16 segnando 1,08 goal a partita e subendone 1,5. Se guardiamo al girone di ritorno, la cartina di tornasole ci consegna più ombre che luci: qui infatti le vittorie sono solo 3 a fronte di 7 pareggi e 8 sconfitte con ben 35 goal subiti e 23 segnati. Numeri impietosi (da retrocessione) che, a fronte del tanto decantato girone d'andata, hanno comunque consegnato ai ducali la permanenza in massima serie. Numeri che, tuttavia, devono essere da spunto per la dirigenza per il Parma che verrà: pur con tutte le giustificazioni relative all'impossibilità di fare mercato nella sessione estiva per le note vicende legate alla vicenda SMS, bisognava intervenire con maggiore decisione nella finestra invernale. Chi è arrivato? Tranne Kucka (che costituiva all'epoca dei fatti comunque una scommessa alla Gervinho), Schiappacasse (omen nomen?), Brazao, Machin o Diakhate sono state carneadi che non hanno certo aggiunto tasso tecnico a una rosa già di sé abbastanza anemica. Con il senno di poi, si fatica anche a comprendere la ratio di tali operazioni. Sperare poi che Inglese reggesse da solo l'attacco per l'intera stagione si è rivelato un pericoloso azzardo anche perché Ceravolo, Siligardi e Biabiany non sono certo mai stati frombolieri da doppia cifra. La piazza, e in particolare i tifosi (specie sui social media) hanno gettato spesso la croce a D'Aversa lamentando l'assenza di gioco degli undici schierati in campo: a scanso di equivoci chi scrive pensa che il mister abbia compiuto un autentico miracolo sportivo vista la serie d'infortuni che hanno falcidiato la rosa nel girone di ritorno.

Lo stesso tecnico, che merita la riconferma senza dover pensare a operazioni nostalgia (Pioli su tutti) lo ha fatto capire in conferenza stampa: per garantire al Parma una sicura permanenza nella massima serie nei prossimi anni occorre una solida programmazione. Fino ad oggi non lo si è potuto fare perché l'obiettivo era riportare questi colori dove erano stati stabilmente a partire dagli anni 90 nel più breve tempo possibile. Ora che l'autentico miracolo di risalire dai dilettanti in tre stagioni è scolpito nella pietra e la salvezza conquistata deve essere chiaro a tutti che questo fantastico risultato sportivo è' oro e tale rimarrà se e solo se i segnali lanciati nel girone di ritorno saranno adeguatamente compresi al fine di non far soffrire lo splendido pubblico del Tardini.