Pecchia, dall’illusione alla delusione. Pazienza finita, ma le responsabilità dell’allenatore non possono fare sempre da capro espiatorio

23.02.2023 00:00 di  Rocco Azzali   vedi letture
Pecchia, dall’illusione alla delusione. Pazienza finita, ma le responsabilità dell’allenatore non possono fare sempre da capro espiatorio
© foto di ParmaLive.com

Ogni settimana è così, nel calcio, ed in Serie B ancor di più. Gli equilibri cambiano con un battito d’ali e le sensazioni dei tifosi altrettanto velocemente. Chiaro che il giudizio definitivo lo darà la classifica a fine stagione, ma di giornata in giornata è lecito fare valutazioni ed esprimere un parere rispetto quanto la squadra ha prodotto sino a quel momento. Questa premessa per dire che, io in primis, mi sono sempre detto entusiasta della scelta di Fabio Pecchia come allenatore del Parma, vista anche l’ottima stagione alla guida della Cremonese che gli è valsa la Panchina d’Argento. Ma, dopo un ben augurante approccio anche qui in Emilia, tra prestazioni offerte e risultati ottenuti, anche il tecnico ex grigiorosso sta mostrando un’involuzione decisamente preoccupante.

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All’inizio - visti anche i precedenti “Parma” delle ultime stagioni - ci eravamo lasciati ammaliare, quantomeno, dal cambio di rotta sotto l'aspetto dell'atteggiamento degli uomini che scendevano in campo. Finalmente i crociati parevano lottare uniti verso la stessa direzione, seguendo un’identità tattica ben definita. Solidità e concretezza: questi i dettami che servivano ad una rosa che pareva elargire qualità, ma che peccava in personalità e compattezza, requisiti vitali nel torneo cadetto. Eppure, nonostante le buone sensazioni emerse nel primo lasso di stagione, la squadra, poco a poco, ha iniziato a mostrare cenni di cedimento, lasciando punti importanti per strada e palesando limiti psicologici - e non solo - soprattutto nei match che, sulla carta, parevano maggiormente alla portata...

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Non bisogna lasciarsi troppo trasportare verso la parte in cui tira il vento, ma le 8 sconfitte nelle ultime 16 partite non sono nemmeno più un campanello d’allarme, bensì una vera e propria richiesta d’aiuto. Bene la vittoria contro il Genoa, bello il successo di Brescia, ma i ko interni contro Modena, Benevento, SPAL e l'ultimo con l'Ascoli, la debacle di Bari, ed i ko di Bolzano, Palermo e Cosenza rappresentano un chiaro segnale che qualcosa non sta girando nel verso giusto, nonostante l'apparente unità d'intenti tra società, dirigenza, allenatore e spogliatoio. Evidentemente qualcosa manca, anche a livello di organico, vedendo i tanti - e forse troppi - giocatori schierati fuori ruolo da Pecchia. La coppia di centrali cambia di continuo, con la cessione di Oosterwolde il quarto di sinistra va a gettone, a centrocampo non c'è ancora una coppia che garantisca qualità e quantità ed in attacco manca tremendamente un bomber. Ma questi sono problemi che da tempo questa squadra si porta dietro.

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Eppure, il clima di apparente tranquillità è quello che è sempre emerso nel corso di questi anni di gestione a stelle e strisce. Poche dichiarazioni, ma sempre votate al credo nell'avvenire e fiduciose nei confronti del percorso illustrato dalla proprietà. Bene trasmettere serenità nell'ambiente e sicurezza nei propri mezzi, ma se i risultati, da 3 anni a questa parte, continuano a non arrivare, nonostante i tanti investimenti fatti sul mercato e non solo, qualche domanda sorge spontanea. Ok gli esperimenti Maresca e Liverani, va bene un D'Aversa-bis al quale - con il senno del poi - era meglio non assistere, ma anche Iachini e Pecchia hanno sinora sortito gli stessi e deludenti effetti dei loro predecessori. Che d'un tratto 5 professionisti siano diventati scarsi di punto in bianco? Pare strano, forse c'è qualcos'altro che non sta funzionando...

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