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Lucarelli: "Ad Arzignano avevo il magone, mantenuta la promessa di riportare il Parma dove merita"

di Mattia Bottazzi

L'edizione odierna del Corriere dello Sport ha dedicato un'ampia sezione alla scalata del Parma dalla Serie D alla Serie A. Tra i temi trattati non poteva di certo mancare un'intervista al nostro capitano Alessandro Lucarelli: "La mia è una gioia immensa e un grande orgoglio, quando siamo falliti ho promesso che avrei riportato il Parma dove merita, ma mai avrei pensato di farlo da protagonista. A 37 e 40 anni le motivazioni fanno la differenza, è stata l'impresa più grande della mia carriera. Non so se in campo riesco a fare la differenza, ma nello spogliatoio riesco a farmi sentire, tre anni fa abbiamo fatto un patto con i tifosi che ci ha permesso di rialzarci e superare momenti difficili. I tifosi ci hanno sempre accompagnato, già dalla Serie D quando gli abbonati erano 10.900. La prima ad Arzignano avevo il magone, abbiamo giocato su un campo di patate ma quando ho visti 1.500 tifosi ho pensato a dove ci avevano fatto finire. Apolloni, Scala e Minotti hanno fatto la storia del Parma, avevano un forte senso di appartenenza così come tutti i calciatori che si sono alternati in questi tre anni. Sono rimasto molto legato al gruppo della Serie D. Mi è dispiaciuto quando Apolloni è stato mandato via, avevamo lo stesso obiettivo, mentre con D'Aversa dovevamo conoscerci, abbiamo parlato molto e mi ha detto di aver scoperto una bella persone, in ogni caso ho avuto un ottimo rapporto con tutti e due. Dopo la sconfitta di Empoli mi hanno chiesto se il problema era l'allenatore e ho risposto di no, il rapporto con i tifosi si era un pò incrinato e quindi ci abbiamo parlato e ci siamo presi le nostre responsabilità, col loro sostegno abbiamo cambiato le cose. Non avremmo mai pensato di salire in Serie A a Spezia, invece il boato sul gol del Foggia ci ha fatto capire cosa era successo. Negli ultimi minuti stavo già pensando a cosa dire ai ragazzi per spronarli ad affrontare i playoff con entusiasmo. I tre ricordi più belli di questi tre anni sono la partita di Arzignano, il rigore col Pordenone e l'urlo liberatorio a Spezia. Essere considerato il più grande capitano della storia mi inorgoglisce. Il calcio mi ha insegnato che se le cose si fanno con passione è lo sport più bello del mondo, a mio figlio Matteo insegno che non deve diventare calciatore solo perché il papà e lo zio lo sono".


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