.

AIC, Calcagno: "Ripresa? Abbiamo l'obbligo di farci trovare pronti. Calciatori divisi"

di Antonio Ferrantino

Umberto Calcagno, vicepresidente dell'Associazione Italiana Calciatori (AIC) e consigliere della FIGC, intervenuto sulle frequenze di "TMW Radio" nel corso della trasmissione Stadio Aperto ha parlato della ripresa del nostro campionato: "La nostra responsabilità è di farsi trovare pronti se le autorità ci diranno che possiamo convivere col virus. Stiamo facendo ragionamenti, sembra ci siano partiti contrapposti nel nostro mondo ma la verità è che ci siamo affidati a chi se ne intende, e stiamo lavorando perché il nostro sport, che prevede il contatto, sia attuabile. Se non fosse arriverebbero problemi". 

Poi Calcagno prova a spiegare il pensiero dei calciatori: "Veniamo tutti da sessanta giorni chiusi in casa, e non abbiamo certezze sulle modalità. Anche tra i calciatori ci sono pensieri differenti, tra chi ha avuto a che fare direttamente con il virus, o chi vive in una certa zona rispetto magari a chi vive al sud ed ha avuto un approccio diverso con il contagio. Dobbiamo assumerci le responsabilità, per tutto l'indotto esterno ma soprattutto interno: se non si dovesse ripartire non vorrei che patissero le maggiori conseguenze le basi della piramide. Non significa ripartire a tutti i costi, ma cercare soluzioni".

Poi conclude con la questione stipendi: "Siamo abituati alla demagogia, l'immagine del sistema è questo. Quando dico che il 50% dei calciatori italiani è sotto i 50mila euro lordi, la gente non ci crede e pensa che la Cassa integrazione sia strana o non dovuta. In questa situazione però ci sono ragazze e ragazzi che stanno davvero patendo tanto. E non si può pensare che in Serie B siano costretti a rinunciare a più mensilità rispetto a quelle previste dagli accordi di A. Dovremo uscirne tramite le giuste riforme, che non sono quelle che leggo ultimamente sui giornali. Vogliamo una riforma di sistema".


Altre notizie
PUBBLICITÀ