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Un (mezzo) passa avanti e tre indietro: al Via del Mare crollano il Parma e le sue (poche) certezze

di Niccolò Pasta

Solo sette giorni fa, speranzosi, ci auguravamo che le due vittorie consecutive del Parma potessero dare finalmente il via ad un campionato diverso, dopo un deludente inizio di stagione con poche cose per cui gioire. Era chiaro che dalle partite contro Cittadella e Vicenza, oltre ai sei punti, da salvare c'era ben poco, se non uno spirito finalmente di squadra, che il gruppo di Maresca aveva messo in campo, vincendo contro avversari comunque inferiori ma meritando. Anche per questo lo schiaffo del Via del Mare ha fatto ancora più male, ma ad essere onesti c'era poco da cui essere sorpresi. Il Lecce, ad oggi, è gioca un campionato parallelo a quello dei crociati, che ancora non sanno chi sono e non sanno nemmeno cosa vogliono diventare. È bastato subire il primo gol di Coda per tornare in quel vortice di mediocrità fatto di insicurezza e personalità nulla, che dopo il rigore del 2-0 ha definitivamente spento le teste dei crociati in campo, spazzando via quel minimo di solidità e organizzazione che la squadra aveva messo in campo nelle precedenti due uscite. 

Prendere quattro gol in un tempo è umiliante, ma al novantesimo c'era da essere "quasi" felici per un passivo non maggiore: senza Buffon il tanto bistrattato Coda avrebbe potuto segnare, da solo, almeno cinque reti. Al Parma è mancato tutto, come tutto sta mancando da questo inizio di stagione. E dire che la rosa in questa B ha pochi eguali, ma come ripetiamo dall'inizio dell'anno i nomi non sempre vincono contro l'organizzazione.

Maresca è stato confermato, primo dei delusi dopo le mancate risposte pugliesi e arrabbiato per una figuraccia che macchia ancora questo travagliato inizio di percorso. La pausa arriva nel momento giusto, come si suol dire, e la strigliata sotto il settore ospiti del Via del Mare resterà ben impressa nelle menti dei protagonisti per qualche giorno in più. Maresca dopo Lecce ha ripetuto un fondamentale già sentito più volte quest'anno, "Zitti e lavorare", e in questi dieci giorni ci sarà il tempo anche per confrontarsi con il suo gruppo e parlare chiaro, con toni duri se necessario. Così non si può andare avanti, urge un cambio di rotta per non rischiare di buttare già via una stagione. 


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