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Ma questa squadra è la stessa vista a Crotone? Sarà troppo tardi? Lo scopriremo a Firenze, dove la prima daversiana impresa si concretizzò

di Alessandro Tedeschi

E' passato forse un anno dall'ultima prestazione convincente tanto quanto quella messa in campo ieri contro l'Inter. Il Parma non metteva in campo quella grinta e voglia di attaccare tutti i palloni da prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19, quando il Parma era sesto in classifica a quota 35 punti. Poi il buio della seconda parte di stagione 2019/2020 ed il nero più totale delle prime ventuno/ventidue partite del campionato in corso. Dopo la prestazione offerta contro l'Inter la domanda sorge spontanea: ma era la stessa squadra che è scesa in campo a Crotone, oppure in casa contro il Torino o il Bologna? Sette giocatori su undici erano in campo sia a Crotone che ieri al Tardini, ma l'atteggiamento e la voglia di giocare la partita sono stati completamente diversi e quello di ieri è il Parma che vogliamo e dobbiamo vedere fino a fine campionato, nelle restanti tredici partite e a partire dalla trasferta di Firenze.

Sarà troppo tardi? A dirlo sarà il campo, ma di certo il Parma non deve e non può lasciare nulla di intentato. La squadra vista ieri in campo, con il recupero degli attaccanti ed un minimo di fortuna, che va ribadito, quest'anno è sempre mancata, può giocarsela contro chiunque e su qualunque campo. 15 punti sono di certo pochissimi, ma le altre non corrono e qualcuna davanti pare rallentare. Non ci dovrà essere spazio per recriminazioni, di pensare a quel che sarebbe potuto essere credendoci un po' di più ed invece non è stato. 

Gli errori ci sono stati, è evidente e sotto gli occhi di tutti, ma non è tempo di cercare colpevoli o ulteriori alibi. Alla venticinquesima forse abbiamo trovato il vero Parma 2020/2021 e dovrà provare a fare tutto ciò che ancora si può fare per tentare l'ennesima impresa, perché come abbiamo già visto qualche anno fa le stagioni possono decidersi e cambiare il loro destino anche a pochi minuti dal termine dell'ultima giornata. E soprattutto perché un organico come quello crociato non è un organico da retrocessione: ne ho sempre avuto la consapevolezza e da oggi ne ho la certezza. Peccato siano serviti sei mesi di troppo per trovare la quadra. Ma ora è già tempo di pensare a Firenze, dove la prima impresa di D'Aversa si concretizzò e dove l'ultima si spera possa iniziare a prendere vita.


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