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Giocare sempre con le big: si può? Lodi, se vuoi, vai: Gallo e Mariga i rinforzi di gennaio. #IoStoConDonadoni

di Vito Aulenti

E' possibile giocare d'ora in avanti solamente con le big? La mia, chiaramente, è una provocazione, ma i dati oggettivi dicono che, eccezion fatta per l'insipida notte di Napoli e lo sciagurato pomeriggio di Torino condito da sette gol al passivo, il Parma trovi di fronte a compagini assai più blasonate quelle motivazioni che gli stipendi non percepiti da mesi sembrano toglierle in gare contro squadre medio-piccole. Anche ieri sera la storia si è ripetuta, per la gioia degli infreddoliti cuori gialloblù, di colpo tornati a pulsare all'unisono con quelli degli undici giocatori scesi in campo, finalmente decisisi ad armarsi di onore e a combattere per la causa ducale. Domenica, fortunatamente, il calendario sembra accontentare la mia stramba richiesta: si va a giocare a San Siro, nella Scala del Calcio. Perciò, fuori di nuovo gli attributi, e che il Dio del calcio, stavolta, ce la mandi buona...

Tra le note più positive della serata di ieri, oltre a Santacroce, Palladino, Rodriguez e Paletta, a mio avviso ci sono soprattutto le prove sfoderate da Daniele Galloppa e McDonald Mariga, due giganti in mezzo al campo al cospetto di clienti difficili come Vidal, Pirlo, Marchisio e Pogba (entrato solamente negli ultimi 20'), non proprio gli ultimi arrivati. Protagonisti di una performance cazzuta e gagliarda, i due hanno dato consistenza alla zona nevralgica crociata, dimostrando di essere sulla strada del pieno recupero. Buon per Donadoni, che con il prezioso arrivo di Nocerino e i rientri di Acquah (ammesso che non saluti il Ducato nei prossimi quattro giorni) e Jorquera, potrebbe finalmente cominciare ad avere problemi d'abbondanza in quel reparto, dove, come testimoniano le ultime due sostituzioni al 46', Francesco Lodi pare non essere più imprescindibile. L'ex Catania, stando ai rumors delle ultime ore, vorrebbe lasciare Parma, piazza con la quale non è mai entrato in sintonia, e in cui, soprattutto, non ha ancora incassato un centesimo. Scelta legittima, per carità, che rispetto ma non condivido: è in queste circostanze, a mio parere, che si distinguono i veri uomini-professionisti dal resto della categoria.

Resto della categoria a cui appartiene Antonio Cassano, campionissimo quando ha il pallone tra i piedi, un po' meno quando si è fuori dal terreno di gioco. La rescissione consensuale (che peraltro sembra aver anche fatto bene alla squadra) è un diritto che, se davvero ne sentiva l'esigenza, ha fatto bene ad esercitare; l'infelice uscita su Twitter, tuttavia, era ampiamente evitabile, soprattutto perché ferisce al cuore uno dei pochi allenatori - ultimo periodo a parte - che è sempre riuscito a tirare fuori il meglio di sé, tra l'altro permettendogli (direttamente o meno) di disputare un Europeo e un Mondiale. La dignità non si misura di certo dal numero di sconfitte incassate, ma dal modo in cui si reagisce ad esse: Roberto Donadoni (i cui emolumenti sarebbero comunque garantiti dalla Federazione, anche in caso di dimissioni) lo sta facendo nel miglior modo possibile, rimanendo, da vero uomo, a bordo della nave che sta affondando. Chi ha paura di annegare, che vada pure: la croce sul petto si addice solo ai veri guerrieri. #IoStoConDonadoni


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