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Errori, dubbi, certezze

di Marco Rizzo

Lo spettacolo offerto in campo al Tardini tra Parma e Cagliari ha lasciato a desiderare ed appellarsi alle pessime condizioni di gioco sarebbe riduttivo. Le due squadre non hanno temuto di vincere la partita come si potrebbe pensare, ma hanno semplicemente mostrato la loro pochezza sotto il profilo tecnico. Il match del Tardini è stato per il Parma di Donadoni un definitivo resoconto di quanto fatto fino a questo momento, mettendo in risalto errori, dubbi e certezze.

I primi hanno caratterizzato tutto il match. La percentuale di palle perse è preoccupante considerando che si trattasse di una partita di serie A e le prestazioni di alcuni calciatori confermano quanto detto dai numeri. Cassano, dopo gli ottimi dieci minuti iniziali, ha sbagliato tutto ciò che si potesse sbagliare ed i suoi assist finivano puntualmente su calciatori che indossavano la casacca rossa. Rispoli e De Ceglie sugli esterni, nonostante uno spirito combattivo ed operaio, hanno fallito tutti i cross e tiri calciati negli ultimi venti metri e ciò non ha giovato ad una manovra offensiva precaria che aveva in Palladino, discontinuo e ad ampi tratti scomparso dal match, il suo principale finalizzatore. I dubbi sorgono, e magari arriveranno risposte sul modo di gestire il match da parte di Donadoni. Premesso il rimprovero, ormai diverse volte sentito, di non aver dato la giusta scossa alla squadra, i tre cambi non potevano certo incidere sulle sorti del match ed anzi il tecnico bergamasco ha dato l’impressione di non voler vincere la gara. Jorquera veniva da una lunga pausa e non ha cambiato la scolastica e spesso imprecisa regia di Francesco Lodi. Acquah ha portato fisicità ed appare una sostituzione con una base logica, che non si riesce a trovare con l’ingresso di Gabriel Paletta. Portare Costa come quinto di centrocampo è stato un suicidio tattico ed ha finito per annullare ogni parvenza di iniziativa offensiva sull’out sinistro e dubito che il difensore italo-argentino fosse la carta vincente per cambiare l’inerzia del match. Che Belfodil abbia deluso fino a questo momento è sotto gli occhi di tutti e forse ci saranno altri problemi noti a pochi; che non meriti di entrare in questo contesto è tutt’altro conto e sembra clamoroso che non meriti di disputare un minuto in un match che appariva di categoria inferiore.

Da quanto detto, scaturiscono le certezze. Il tempo per trovare fattori esterni come base dell’attuale fallimento è finito. L’attuale rosa (eccezion fatta per gli infortunati di lungo tempo) ha degli evidenti limiti tecnici e la classifica rispecchia il percorso compiuto fino a questo momento, sebbene ci sia qualcosa da replicare alla cattiva sorte. Occorre, pertanto, un massiccio intervento in sede di mercato per invertire un trend che ad oggi aprirebbe le porte dell’inferno e provare a scrivere la storia di un lungo cammino verso una salvezza che, ad oggi, appare miracolosa.


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